Un Paradosso della Fotografia
Che strano paradosso.
Il punto di forza della fotografia è sempre stato l’istantaneità,
il riuscire a cogliere l’attimo unico e irripetibile,
come segno di assoluta certezza della realtà
( “ho fatto la foto proprio mentre succedeva!!!”)
e ora sappiamo che ci sono altri attimi,
frutto di una progettualità, magari anche falsi e ricostruiti,
ma che sono più veri del vero e che possono avere valore superiore;
attimi che ci riconducono a ciò che desideriamo,
a ciò che sognamo, a ciò che vorremmo che fosse,
o che sappiamo esistere ma non abbiamo mai visto.
(un esempio per tutti la foto di Joe Rosenthal
in cui i marines piantano la bandiera americana sul suolo di Iwo Jima
verso la fine della seconda guerra mondiale:
è stata una ricostruzione,
ma ha trasmesso i contenuti esatti in maniera precisa ed efficace)
Qui la storiae qui le immagini
La fotografia si è liberata della prigione in cui era finita.
La fotografia non è la realtà, ne è un' interpretazione;
o come ha detto Arnold Newman di recente scomparso:
"E' un'illusione della realtà con cui noi creiamo il nostro mondo privato"
E anche quando si realizzano immagini di reportage.
immagini che rappresentano avvenimenti reali e concreti,
drammatici e intensi,
queste sono frutto anch’esse di una progettualità, di una pianificazione inconscia.
Sì perché l’immagine deve esistere dentro sé stessi ancor prima di scattarla;
ed è proprio perché esiste dentro di te,
che quando assisti ad un fatto,
sei libero di riprenderlo ed interpetarlo.
Altrimenti quel pezzo di vita non ti interesserebbe.
Non esiste più spazio per l’approssimazione.
Tutto deve avere un significato ed essere congruente.
Nulla può essere più lasciato al caso,
anche perché nulla accade per caso.
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