Fotografia Digitale o Fotografia Tradizionale?
2° Parte
La più importante caratteristica che ancora non è stata superata dalla fotografia digitale è quella legata alla profondità del colore e alla cromaticità.
Prima dell'avvento del digitale esisteva quasi un monopolio delle emulsioni sia in dia e sia in negativo: quello della Kodak
Pur offrendo pellicole di varie sensibilità e caratteristiche tecniche, la kodak ha imposto una propria visione del colore: tonalità e incarnati caldi sinonimo inconscio di benessere a scapito delle tonalità verdi sempre molto ingrigite. Se ricordate, la stessa emulsione vergine delle pellicole tendeva al marroncino. Poi iniziò la giapponese Fuji a contrastare questo monopolio proponendo pellicole decisamente più fredde, in cui gli incarnati risultavano più naturali e i verdi brillanti. Ogni fotografo aveva la propria preferenza.
Il digitale deve interpretare il colore attraverso un algoritmo, anzichè grazie ad una risposta chimica con il risultato di una forzatura ed esasperazione del colore. Il risultato è che gli incarnati hanno sempre una dominante violacea, i passaggi tonali sono poveri, ma ancora più importante è il fatto che la risposta cromatica proposta si distanzia notevolmente da quelle di Kodak e Fuji. Stiamo pertanto osservando e vivento il passagio ad una nuova cultura cromatica, come risultato di una interpretazione della realtà, così come lo è stato per decenni quella imposta dalla Kodak.
La mia sensibilità mi porta a prediligere ancora le pellicole, ma le necessità e la comodità mi orientano al digitale.
Qui potrete vedere come nel corso degli anni e tattraverso l'espressività dei più grandi fotografi, si sia evoluto il colore nel corso degli anni
La più importante caratteristica che ancora non è stata superata dalla fotografia digitale è quella legata alla profondità del colore e alla cromaticità.
Prima dell'avvento del digitale esisteva quasi un monopolio delle emulsioni sia in dia e sia in negativo: quello della Kodak
Pur offrendo pellicole di varie sensibilità e caratteristiche tecniche, la kodak ha imposto una propria visione del colore: tonalità e incarnati caldi sinonimo inconscio di benessere a scapito delle tonalità verdi sempre molto ingrigite. Se ricordate, la stessa emulsione vergine delle pellicole tendeva al marroncino. Poi iniziò la giapponese Fuji a contrastare questo monopolio proponendo pellicole decisamente più fredde, in cui gli incarnati risultavano più naturali e i verdi brillanti. Ogni fotografo aveva la propria preferenza.
Il digitale deve interpretare il colore attraverso un algoritmo, anzichè grazie ad una risposta chimica con il risultato di una forzatura ed esasperazione del colore. Il risultato è che gli incarnati hanno sempre una dominante violacea, i passaggi tonali sono poveri, ma ancora più importante è il fatto che la risposta cromatica proposta si distanzia notevolmente da quelle di Kodak e Fuji. Stiamo pertanto osservando e vivento il passagio ad una nuova cultura cromatica, come risultato di una interpretazione della realtà, così come lo è stato per decenni quella imposta dalla Kodak.
La mia sensibilità mi porta a prediligere ancora le pellicole, ma le necessità e la comodità mi orientano al digitale.
Qui potrete vedere come nel corso degli anni e tattraverso l'espressività dei più grandi fotografi, si sia evoluto il colore nel corso degli anni
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