mercoledì, maggio 31, 2006

Una pubblicità e una fotografia ben fatte!

E' di questi giorni la nuova campagna pubblicitaria con le fotografie dei costumi da bagno di Calzedonia. E' una delle più efficaci campagne realizzate negli ultimi anni nel settore mare.


















E' un pezzo di realtà, e proprio perchè ricostruito in studio con una adeguata progettazione è più vera della realtà stessa.
E' la realtà che vediamo e che sogniamo, quella che desideriamo e che ci fa stare bene.
E' un perfetto connubio tra comunicazione e tecnica: il modo con cui le tecniche sono utilizzate, permettono di trasmettere un messaggio coerente e vincente. Finalmente attraverso queste immagini ci si allontana dallo stereotipo della donna tanto sensuale, fatale e irraggiungibile da essere irreale, per orientarsi verso un senso di divertimento, freschezza, spensieratezza dove l'elemento eleganza, bellezza e sensualità, pur sempre presenti, sono la naturale cornice.












Nelle riprese fotografiche dei modelli, realizzate in studio, si dà importanza al movimento, quello del corpo, sia esso verso l'osservatore o sia esso in corsa. La ragazza, volutamene somigliante alla Seredova, guardando verso l'obiettivo diventa un soggetto che comunica uno stato emotivo e non un oggetto che porta un abito. Il senso di bagnato, la corretta luce, la scelta del corretto obiettivo e del punto di ripresa che caratterizzano la situazione prospettica, e il perfetto montaggio in post-produzione tra lo sfondo di un mare molto simile a quello italiano, la modella e gli spruzzi antistanti, sono i fattori che sintetizzano l'espressione di un messaggio, dove il prodotto e il marchio proprio perchè secondari, risultano saldamente impressi nella mente dell'osservatore.
Per presentare e vendere un prodotto non è più sufficiente una bella fotografia; il prodotto va presentato attraverso l'immagine che deve sottostare a precise regole comunicative della psicologia.


Trasferire un'immagine digitale

Un vecchio articolo del 2001 della rivista italiana Reflex descrive come ottenere delle stampe in bianco e nero su carta fotografica all'argento, partendo da un originale digitale. e interessante questa interazione tra le tue tecnologie, anche se a mio avviso, la qualità tonale della nuove stampanti inkjet,e la qualità dei novi supporti è davvero elevata. é un modo per mantenere una certa artigianalità in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia e dal tempo che manca. Sicuramente, se la durata di una stampa su carta fotografica all'argento è quantomeno certa (possiamo avere un riscontro sul esito di fotografie stampate più di 50 anni fa) non è così certa la durata delle stampe realizzate con i sistemi attuali. Ma è importante che una stampa duri così tanto? esiste sempre il file originale, in cui sono state fatte tutte le modifiche e i ritocchi fotografici voluti, che si può ristampare.
Ecco come la pensa Marco Foddel nel suo articolo:
"Conosciamo le difficoltà che si incontrano nel realizzare una fotografia bianconero che rispetti ciò che abbiamo previsualizzato e spesso il risultato finale non corrisponde all'idea che avevamo in mente.
I motivi della frustrazione che ne deriva sono molteplici e da ricercarsi in tutte le fasi del processo fotografico, dalla ripresa al trattamento. Tuttavia, si cerca di pilotare il risultato nella direzione voluta con tecniche di non facile esecuzione, a volte addirittura impossibili, soprattutto in fase di stampa. Penso ad interventi di mascheratura o bruciatura su piccole porzioni del negativo, oppure alle diverse variazioni di contrasto in altrettante differenti zone del soggetto ed a difficili interventi di ritocco per eliminare imperfezioni o difetti nell'immagine. Operazioni, queste, che richiedono una esperienza notevole, spesso non sufficiente ad ottenere un risultato perfetto. Siamo nel caso limite, una sorta di confine tra possibile ed impossibile in cui la fotografia tradizionale si ferma.

Al giorno d'oggi, però, il fotografo ha uno strumento in più su cui contare: la fotografia digitale. Cresciuta qualitativamente in modo esponenziale, in questi ultimi tempi ha raggiunto, grazie a sofisticatissimi ed efficaci software, livelli qualitativi che non fanno più sorridere ma che permettono di oltrepassare efficacemente il confine suddetto.
Al di là dalle possibilità tecniche offerte dalla fotografia digitale, chiunque si sia incantato a rimirare le proprie immagini digitalizzate attraverso lo schermo di un PC, sicuramente sarà rimasto colpito dalla nettezza e brillantezza dei toni.
Il problema nasce quando si vuole stampare quella bellissima immagine in bianconero, non necessariamente frutto di un programma di elaborazione grafica, che vediamo sul monitor. Il metodo più ovvio è quello di servirsi di una stampante Ink Jet. Tuttavia, anche con una buonissima ed evolutissima stampante di qualità fotografica si otterrà un'immagine costituita da inchiostri su carta.

Dal punto di vista qualitativo una stampa ad inchiostri, pur avvicinandosi molto a quella tradizionale all'argento, non riesce, almeno per il momento, ad esservi pienamente equivalente. Ciò è dovuto al fatto che un'immagine fotografica tradizionale è costituita da argento metallico che a tutt'oggi è insuperabile nel conferire ai soggetti profondità e modulazione tonale. Ma a parte questo aspetto esiste un altro fattore di imprescindibile importanza: la durata delle stampe.
E' pur vero che le note case costruttrici di stampanti Ink Jet promettono stampe di durata centenaria ma di ciò abbiamo, per l'appunto, solo promesse (sostenute da test difficilmente verificabili) che dovremo riscontrare tra almeno cento anni: francamente troppi!
D’altra parte, non si può rimanere indifferenti innanzi alle possibilità di intervento che opportuni software possono offrire sulle immagini digitali (ossia prodotte da fotocamera digitali) o digitalizzate (prodotte da negativo scandito) e al notevole impatto qualitativo che ne deriva, tale da farci desiderare di vederle realizzate su carta fotografica tradizionale.
Fino ad oggi una simile possibilità per il bianconero non esisteva (a parte riprodurre, dopo inversione, il file del positivo digitale in negativo digitale su pellicola per mezzo di un costoso fotorestitutore, che in base a prove fatte almeno sul bianconero, abbassa notevolmente la qualità finale).
I "limiti" mi hanno da sempre affascinato e fatto risvegliare la mia "sperimentite", che si è tradotta nel desiderio di ricercare un valido metodo per tradurre un'immagine elettronica in chimica, nel rispetto della qualità fine art.
Da un cultore della fotografia tradizionale bianconero fine art come notoriamente sono, il trattare l'argomento digitale potrebbe apparire non coerente, se poi aggiungo di aver trovato un metodo pratico, economico ma eccellente per trasformare un file digitale bianconero in una fotografia su carta fotografica (badate bene, fatta di argento metallico, non d'inchiostro!), allora si passa all'incredulità assoluta. Ebbene, forse è proprio il connubio tra arte, desiderio di proiettare un elaborato digitale su carta fotografica e la mia cultura di chimico che ha scaturito un'idea pazzerellona che però nella pratica e nell'efficacia si è rivelata vincente: da digitale a carta fotografica bianconero.
Ma andiamo per gradi pur riservandomi di approfondire questo argomento in futuri articoli che prenderanno in considerazione gli aspetti comparativi e qualitativi tra diversi materiali".

domenica, maggio 28, 2006

Fotografia Digitale o Fotografia Tradizionale?

2° Parte
La più importante caratteristica che ancora non è stata superata dalla fotografia digitale è quella legata alla profondità del colore e alla cromaticità.
Prima dell'avvento del digitale esisteva quasi un monopolio delle emulsioni sia in dia e sia in negativo: quello della Kodak



















Pur offrendo pellicole di varie sensibilità e caratteristiche tecniche, la kodak ha imposto una propria visione del colore: tonalità e incarnati caldi sinonimo inconscio di benessere a scapito delle tonalità verdi sempre molto ingrigite. Se ricordate, la stessa emulsione vergine delle pellicole tendeva al marroncino. Poi iniziò la giapponese Fuji a contrastare questo monopolio proponendo pellicole decisamente più fredde, in cui gli incarnati risultavano più naturali e i verdi brillanti. Ogni fotografo aveva la propria preferenza.

Il digitale deve interpretare il colore attraverso un algoritmo, anzichè grazie ad una risposta chimica con il risultato di una forzatura ed esasperazione del colore. Il risultato è che gli incarnati hanno sempre una dominante violacea, i passaggi tonali sono poveri, ma ancora più importante è il fatto che la risposta cromatica proposta si distanzia notevolmente da quelle di Kodak e Fuji. Stiamo pertanto osservando e vivento il passagio ad una nuova cultura cromatica, come risultato di una interpretazione della realtà, così come lo è stato per decenni quella imposta dalla Kodak.
La mia sensibilità mi porta a prediligere ancora le pellicole, ma le necessità e la comodità mi orientano al digitale.
Qui potrete vedere come nel corso degli anni e tattraverso l'espressività dei più grandi fotografi, si sia evoluto il colore nel corso degli anni

giovedì, maggio 25, 2006

Ma Kate Moss, fa ancora Pubblicita'?.....

Era il 15 settembre del 2005 quando una dei più venduti tabloid inglesi, il Daily Mirror, pubblicava le immagini esclusive e scandalistiche


















di una delle più famose ricercate e sicuramente espressive modelle del mondo: la bellissima Kate Moss cocainomane.
La notizia fece il giro del mondo in un attimo.
Ogni mezzo di stampa mondiale si affrettò a divulgare una così ghiotta informazione.
Si amplificò l'argomento con generalizzazioni (il mondo della moda è tutto così..)
con possibili conclusioni verosimili (una carriera stroncata, rescissi contratti da milioni d dollari),
si gridò allo scandalo.
Quando venni a conoscenza del fatto dalla tv, mi venne subito in mente lo scandalo per eccellenza del 1975.
Ricordo che mio padre si affrettò a comperare quel settimanale
(non ricordo il nome), esaurito in pochissime ore, che in esclusiva in italia aveva pubblicato le foto di Jacqueline Kennedy nuda su un isola greca.
E allora mi sono chiesto: ma qual è la vera notizia?
Quella di "Kate Moss che si fa", o che esiste ed è disponibile per ciascuno la "fotografia di Kate Moss che si fa"?
A pochi importa realmente sapere di un fatto del genere, e la reazione comune è: "mi dispiace per lei, ma se lo fa, sono cavoli suoi"...
Ma la foto,... sì, l'immagine in cui poter vedere qualcosa di esclusivo, di nascosto e segreto della vita privata di una persona, quello sì che è interessante; e se poi questa persona appartiene al mondo idealizzato, e proposto dai media come il più esclusivo, della moda... beh...quella è UNA NOTIZIA!

Ma allora se il contenuto della notizia è lo stesso, cosa cambia?
Cambia il modo con cui questo contenuto viene espresso.
Cambia "solo" il mezzo espressivo e ogni mezzo espressivo ha la sua peculiarità, ma nessun mezzo, come la fotografia in questo caso, ha una tale efficacia.

Non passò molto tempo che fu presentato il nuovo Pirellli 2006 in cui comariva proprio Kate, Cavalli la scelse come testimonial, e dopo aver ininterrottamente continuato a lavorare, ora ce la ritorviamo più bella che mai in tv










Ma allora dopo tutto quello scandalo, dopo tutto quel vociare niente è cambiato?
Esatto! Nulla è cambiato perchè nulla è successo.
Solo immagini di vita privata di una persona
utilizzate per fini commerciali.
Personalemente sono contrario a qualunque tipo di dipendenza,
sia essa alcool, droga, fumo o tv,
e mi rammarico se uno dei volti più esclusivi della moda degli ultimi venti anni
ne sia soggetta;
ma è la vita privata di una persona in cui non ho alcun diritto di entrare.
Da puro esteta quale sono, mi rallegro però del fatto
che Kate sia di nuovo presente a stupirci ed ammaliarci con quel suo straordinario fascino
alla faccia di chi voleva distruggere la carriera e la vita di una persona attraverso la stessa matrice che l'aveva resa celebre:
la fotografia


sabato, maggio 13, 2006

Fotografia Digitale o Fotografia Tradizionale?

(1° parte)
Da quando nel 1839 è ufficialmente nata la fotografia, quando cioè se ne attribuì la paternità a Daguerre


















che riuscì a catturare l'immagine su lastre di rame ricoperte da uno strato di argento (i daguerrotipi), la fotografia sembra si sia sempre accollata l'onere di rispondere della sua forma espressiva.
Non appena la nuova arte si diffuse, si iniziò a contestarne la natura: "la fotografia è arte?"
La fotografia e la sua espressività camminarono di pari passo con la ricerca estetica e tecnologica.
Lo studio dell'ottica, e della chimica favorirono lo sviluppo e la diffuisone di quetsa nuova meraviglia.
Ma fu l''invenizione del negativo, con la conseguente possibilità dell'illimitata riproducibilità (che fu poi il motivo per cui si ricercò e si inventò la fotografia) che diede la tanto ricercata e definitiva svolta.
Il collodio, la gomma bicromata erano alcune delle diverse possibilità che la ricerca aveva offerto in questo così affascinate settore.
Si svilupparono due grandi filoni: il reportage e il ritratto.
Ma era più arte il reportage o la fotografia di studio?...
Poi fu l'era del colore; e ancora: è meglio il bianco e nero o il colore?
E poi la volta della diapositiva... e poi quella della Polaroid...e c'è il digitale.
La fotografia è la prima forma espressiva che nasce da una tecnologia, e questa sua natura è sempre stata caratterizzante.
Partendo da questi presupposti risulta quindi chiaro che l'evoluzione tecnologica ha sempre fatto parte del bagaglio genetico di questa arte e che quindi ogni discussione in merito alla sua evolzione possa apparire alquanto inutile e superflua.
Nello stesso tempo, se è ormai ovvio elencare i pregi e i vantaggi della fotografia digitale (primo fra tutti il tempo) non è così banale conoscere quali sono quelli che danno ancora spazio, sia pur sempre più ridotto, alla fotografia tradizionale.

domenica, maggio 07, 2006

La comunicazione attraverso il marchio

Recentemente la Fiat, sicuramente in seguito anche ai mutamenti dei vertici aziendali, ha rinnovato il proprio marchio





Ogni azienda di successo, indipendentemente dall’ordine merceologico e dalla zona geografica di appartenenza, ha evoluto il proprio marchio, affinchè esso fosse in linea con i valori e lo stile dell’epoca di riferimento.








E' necessario che un marchio, allontanandosi dall’obsolescenza in cui inevitabilmente ogni cosa ricade con il tempo, diventi uno strumento efficace nel comunicare lo spirito di impresa in linea con le attuali esigenze di mercato e attraverso le più innovative tecniche di comunicazione.
Perchè ciò avvenga deve rispondere ad alcune precise caratteristiche: leggibilità, sintesi, equilibrio grafico e cromatico, riproducibilità.
Ma più di tutto,ciò che ora conta, sono le sensazioni che un marchio è in grado di creare. In un clima di così forte competitività, ciò che un marchio trasmette, e in senso lato, quello che trasmette l'azienda attraverso la sua comunicazione, è diventata la caratteristica fondamentale.

martedì, maggio 02, 2006

Vodafone: Megane Gale o Natalie Andrade?

Sono in molti a chiedersi se la bella modella brasiliana
Natalie Andrade









prenderà il posto di Megane Gale e se ne sarà la degna sostituta.

Ricordate i primi spot dell'allora Omnitel?














Quando ancora Omnitel doveva prendere mercato,

quando ancora i cellulari funzionavao solo nelle città
perchè la copertura nazionale non era assoluta come adesso.
La Omnitel decise di scegliere una modella, una ragazza immagine.
Chi vinse la selezione fu proprio l'australiana Megane Gale ,
ma nessuno si sarebbe mai aspettato il successo
che ottenne.






















Così Megane Gale divenne il volto esclusivo di Omnitel, firmando anche contratti di esclusiva

che non le permisero di sfruttare altrove la propria bellezza.
Quando poi la Omnitel fu ceduta a Vodafone
lentamente la situazione cambiò.
Prima si dovette affrontare il passaggio da un marchio
graficamente riconoscibile ad un altro
che possedeva gli stessi colori del più grande concorrente in italia
Da verde/nero a rosso.
La stessa comunicazione cambiò.
Megane divenne un centro in cui ruotava la vita comune delle persone,
"Tutto intorno a te"
Ora si va oltre.
Le esigenze di mercato sono cambiate,
in italia sta dilagando la multietnia,
compaiono sugli autobus pubblicità di sistemi bancari
orientate agli stranieri, la lingua inglese
sta diventando una seconda lingua madre grazie alla scuola e all'informatizzazione.
C'è bisogno di sicurezza, a causa della situazione politica internazionale;
la comunicazione digitale e diventata la normalità.
In una situazione del genere è necessario far passare un altro tipo di messaggio.
I giovani sono la risorsa del futuro, e sono loro che possono cambiare il mondo.
E' per questo che non credo che l'azienda cerchi nuovamente uno stereotipo.























Natalia Andrade, e
qui potete vedere altre sue foto come modella,
non potrà mai essere l'unico riferimento estetico
per un'aziendaa così attenta per necessità
ai cambiamenti sociali e quindi di mercato....Now!

lunedì, maggio 01, 2006

Un Paradosso della Fotografia

















Che strano paradosso.

Il punto di forza della fotografia è sempre stato l’istantaneità,
il riuscire a cogliere l’attimo unico e irripetibile,
come segno di assoluta certezza della realtà
( “ho fatto la foto proprio mentre succedeva!!!”)
e ora sappiamo che ci sono altri attimi,
frutto di una progettualità, magari anche falsi e ricostruiti,
ma che sono più veri del vero e che possono avere valore superiore;
attimi che ci riconducono a ciò che desideriamo,
a ciò che sognamo, a ciò che vorremmo che fosse,
o che sappiamo esistere ma non abbiamo mai visto.
(un esempio per tutti la foto di Joe Rosenthal
in cui i marines piantano la bandiera americana sul suolo di Iwo Jima
verso la fine della seconda guerra mondiale:
è stata una ricostruzione,
ma ha trasmesso i contenuti esatti in maniera precisa ed efficace)
Qui la storia
e qui le immagini

La fotografia si è liberata della prigione in cui era finita.
La fotografia non è la realtà, ne è un' interpretazione;
o come ha detto Arnold Newman di recente scomparso:
"E' un'illusione della realtà con cui noi creiamo il nostro mondo privato"

E anche quando si realizzano immagini di reportage.
immagini che rappresentano avvenimenti reali e concreti,
drammatici e intensi,
queste sono frutto anch’esse di una progettualità, di una pianificazione inconscia.
Sì perché l’immagine deve esistere dentro sé stessi ancor prima di scattarla;
ed è proprio perché esiste dentro di te,
che quando assisti ad un fatto,
sei libero di riprenderlo ed interpetarlo.
Altrimenti quel pezzo di vita non ti interesserebbe.

Non esiste più spazio per l’approssimazione.
Tutto deve avere un significato ed essere congruente.
Nulla può essere più lasciato al caso,
anche perché nulla accade per caso.

La Lettera....







Non potevo esimermi dal pubblicare e condividere
in questo blog
quella che per me è sempre stata
un esempio di comunicazione efficace:
la lettera di Totò nel mitico film
Totò, Peppino e la malafemmina.


Sei pronto? Avanti, scrivi; incomincia: Signorina...

Dove sta la signorina?

Ma che, è entrata una signorina?
Va' avanti, animale.
Signorina è l'intestazione autonoma della lettera.
Signorina, veniamo noi con questa mia addirvi - una parola -
che scusate se sono poche ma settecentomilalire... punto e virgola!
noi ci fanno specie che questanno - una parola -
c'è stato una grande morìa delle vacche,
come voi ben sapete... punto; due punti!
Massì, fai vedere, che abbondiamo... Abbondantis in abbondandum!...
Questa moneta servono a che voi vi consolate, vi consolate... Scrivi, che aspetti?

Avevo capito l'insalata...

Non mi far perdere il filo...
vi consolate, dai dispiaceri che avreta, che avreta, che avreta...
già, è femmina e va il femminile, perché lo dovete lasciare

Non so, perché che?...

E che "non so"?
"Perché" è aggettivo qualificativo...
perché dovete lasciare nostro nipote
che gli zii che siamo noi medesimo di persona
vi mandano questo, perché il giovanotto è studente che studia,
che si deve prendere la laura,
che deve tenere la testa al suo posto cioè sul collo ...punto, punto e virgola!

Troppa roba.

Lascia fare...
se no dicono che siamo provinciali, che siamo tirati...
Salutandovi indistintamente, salutandovi indistintamente... i fratelli Caponi...
Apri una parente che siamo noi.
Hai aperto la parente?
Chiudila.

Da Totò, Peppino e la malafemmina, 1956

Lo Spot di RMC







E' da poco apparsa sugli schermi
la nuova campagna televisiva di Radio Monte Carlo
con due spot di notevole impatto.

Qui li potete vedere entrambi.

In quei pochi secondi
gli ideatori sono stati capaci di coniugare e sintetizzare
musica, bellezza, stile, e un pizico di ironia,
riuscendo a conferire quella caratteristica di originalità
che è sempre più difficile da trovare,
rendendo sicuramente il messaggio efficace.
Questa è musica!...di gran classe....

Il Tempo della Fotografia













La fotografia, come tutte le forme espressive,
è principalmente comunicazione.

Nell’attuale periodo culturale, la maggior parte della comunicazione avviene attraverso l’immagine;
e il cinema, la televisione, la stampa, la pubblicità, e internet vivono dell’immagine;
il nostro stesso cervello trattiene molte più informazioni grazie alla percezione visiva
che non agli altri quattro sensi.

E poi l’evoluzione tecnologica ci ha imposto l’immediatezza comunicativa.

I contenuti che una volta potevano essere espressi prescindendo dalla temporalità,
ora devono essere trasmessi in maniera subitanea.
E’ come se ciò che manca alla nostra vita fosse il tempo;
non possiamo permetterci di perderlo;
la qualità della vita si dilata, la stessa vita media si allunga,
e paradossalmente il tempo si contrae e svanisce;
manca il tempo; non ce n’è più di tempo;
ed ecco che non c’è più tempo neanche per ascoltare;
abbiamo disimparato ad ascoltare;
ascoltare i segnali della società, i segnali che gli altri ci mandano, i segnali che il nostro corpo ci trasmette, i segnali che il nostro spirito ci invia.
Abbiamo imparato tralasciare tutti i sensi a favore di ciò che riceviamo per immagini, ricercando così quella comunicazione che pretende meno tempo.
E’ a tale proposito che la fotografia, come tutto ciò che è immagine,
assume una rilevanza fondamentale.
Spesso ci racconta di più un’immagine di guerra che l’articolo del giornalista;
e soprattutto ce lo racconta in meno tempo.
E le immagini dei cartelloni pubblicitari di Oliviero Toscani di qualche anno fa,
viste dalla nostra auto per qualche frazione di secondo,
rimanevano impresse nella nostra mente continuando il loro lavoro di provocazione.

Ed ecco una prima responsabilità per chi, come me, opera con la fotografia:
avere a disposizione un mezzo, la fotografia, con delle potenzialità enormi,
e in perfetta sintonia con l’esigenza odierna.